‘Vita di Pi’ e ‘Fuori da un evidente destino’…due libri molto diversi, una cosa in comune (parte 1)

Natura.

È la natura che regola la nostra società? Si. Ma solo in parte. L’uomo ha imparato a dominarla e poi a vincerla (un esempio? abbiamo sconfitto la forza di gravità che ci tiene attaccati al suolo imparando a volare come sanno fare solo quegli esseri alati che ci vediamo passare sopra la testa di tanto in tanto).

Ogni tanto però la natura si prende la rivincita.

Vita di Pi

Una nave mercantile diretta in Canada con a bordo uno zoo ha un problema. Naufraga. la famiglia di Pi muore, lui sopravvive.

Rimane solo su una barca con una tigre, una iena, un orango e una zebra con la gamba rotta.
Dopo che la natura fa il suo corso sulla barca rimangono soltanto il nostro protagonista e Richard Parker (la tigre).
A questo punto è interessante scoprire come il ragazzo ce la fa a sopravvivere al feroce mammifero usando le sue conoscenze in campo animalesco (non per niente suo padre era proprio il proprietario dello zoo) e una buona dose di fortuna.
Però non basta.
Si deve procurare acqua e cibo. Ok.
A non dimentichiamo l’acqua e il cibo per la tigre se no chissà che non gli salta in mente di mangiarsi quell’umano che se ne sta li a pochi metri da lei. Ok.
Basta? No, non basta.
Le onde? L’oceano in tempesta?
Bé, ce la fa….in qualche modo vince lui, un ragazzino contro tutto.
Alla fine è un libro no? Tutto può essere in un libro…

Stasera però, magari, chiudete gli occhi e fate finta di non avere un letto sotto e un tetto sopra, ma solo acqua e aria intorno, e magari un’aria e un’acqua fredde, in continuo movimento. 

E poi il buio…un buio lungo molte ore, in cui sarete occupati a non finire in mare, a chiedervi come ci siete finiti in quel posto, in quel momento. Dove è Dio? Bo. Missa che non c’è più Dio. Ci siete solo voi, le vostre mani e la vostra paura.

Poi aprite gli occhi.

Siete salvi!…Grazie Dio!
O grazie uomo che hai imparato a costruire case belle e materassi comodi?
Scegliete voi!
E non dimenticatevi del cuscino…senza quello no, non siamo più capaci di dormire.

Il segreto della libreria sempre aperta

In questo libro il sapere informatico si fonde con il sapere dei libri antichi per dare vita a un avvincente storia che ci svelerà alla fine il segreto dietro a una setta secolare di lettori stravaganti che legge libri apparentemente incomprensibili e che è spesso armata di righello e compasso.

Per avere le idee più chiare sul romanzo è utile dire che l’autore è un ex manager di twitter e uno dei protagonisti è google.
Se quest’ultima cosa vi fa pensare che il libro possa rivelarsi banale, posso assicurarvi che non è cosi. Infatti in realtà, è proprio nella presenza del colosso del web tra un capitolo e l’altro che si nasconde uno dei temi più rilevanti del libro: internet e le sue incredibili possibilità.

In questi anni la rete ha raggiunto delle dimensioni eccezionali soprattutto se si pensa che il primo sito web è stato realizzato nel 1993 e la sua crescita sembra non avere intenzione di fermarsi. Non è eccezionale il fatto che siamo passati in breve tempo da una connessione di pochi kilobyte, privilegio di pochi istituti scientifici, a connessioni anche nell’ordine delle decine di megabyte disponibili nelle case di molti?

Per fare un esempio della potenza di internet, posso dirvi di quando tempo fa mi trovavo nella pagina sul sito di wordpress in cui una mappa del mondo e dei pallini bianchi che compaiono e scompaiono mostrano i post pubblicati secondo per secondo…la cosa è abbastanza impressionante, sono veramente tantissimi.
Secondo me se glielo dicevano ai primi sviluppatori del WWW cosa stavano creando non ci avrebbero mai creduto.

Ad ogni modo, tornando al libro, posso dirvi che si legge con piacere anche grazie al contributo di personaggi molto interessanti e fuori dal comune, come quello che riesce a fare effetti speciali usando forbici, scotch e materiale vario e assortito insieme a una buona dose di fantasia o quell’altro che da dungeon master abbastanza incallito diventa imprenditore impegnato nel settore dell’informatica.
In conclusione il libro è consigliato.

Uomini e povertà

Dall’introduzione de ‘Il banchiere dei poveri’:

La mia esperienza in seno a Grameen mi ha infuso una fede incrollabile nella creatività umana, che mi ha portato a pensare che l’uomo non sia nato per patire le miserie della fame e dell’indigenza; se oggi soffre, e ha sofferto in passato, è perché noi distogliamo gli occhi dal problema.
Ho maturato la certezza, solida e profonda, che, se davvero lo vogliamo, possiamo realizzare un mondo senza povertà. Questa mia convinzione  non discende da un pio desiderio, ma dalle prove concrete che ho raccolto dall’esperienza di lavoro con la Banca Grameen.

Non è solo il microcredito che può spazzar via la povertà. Il credito è solo una delle porte, per quanto grande, che la gente può imboccare per uscire dalla miseria. Ma un’infinità di di altri sbocchi possono essere reperiti per facilitare tale scopo. Si tratta soprattutto di avere un diverso concetto delle persone e di delineare un nuovo quadro istituzionale atto ad accogliere la nuova concezione.
Grameen mi ha insegnato due cose. Primo, la nostra conoscenza delle persone e dei modi con cui esse interagiscono è ancora molto inadeguata; secondo, ogni persona è estremamente importante. Ciascuno di noi ha un potenziale illimitato, e può influenzare la vita degli altri all’interno delle comunità e delle nazioni, nei limiti e oltre i limiti della propria esistenza.
In ognuno di noi si cela molto più di quanto finora si sia avuto la possibilità di esplorare. Fino a che non creeremo un contesto che ci permetta di scoprire la vastità del nostro potenziale, non potremo sapere quali siano queste risorse.
Spetta soltanto a noi decidere dove andare. Siamo noi i piloti della nave spaziale chiamata Terra. Se prendiamo sul serio i nostri compiti non potremo che arrivare là dove abbiamo pensato.
Racconterò la mia esperienza perché voglio che riflettiate sul significato che può avere per voi. Se la storia di Grameen vi interessa e vi sembra credibile, sarò lieto di invitarvi a raggiungere la schiera di coloro che credono nella possibilità di costruire un mondo senza povertà, e hanno deciso di lavorare per esso. Che siate giovani o vecchi, rivoluzionari, riformisti o conservatori, su questo tema potremo lavorare nel concreto.

Pensateci.

Muhammad Yunus
Banca Grameen, 10 luglio 1997

Pensieri su “La leggenda del pianista sull’oceano”

Questo film è la storia di un personaggio assolutamente fuori dal comune. Trovato su una nave da un grosso, forte e tenero operaio nero quando era ancora neonato viene da lui cresciuto e iniziato alla lettura.

La sua vera passione sboccia presto, il pianoforte. Diventerà il migliore senza se e senza ma, arrivando a battere in una sfida all’ultimo tasto colui che doveva essere a sua volta il migliore e peraltro inventore del jazz.

La sua vera sfida? E’ tutta personale…Un giorno vede una ragazza mentre sta suonando (lui è in una stanza e lei di fuori, sul ponte) e la sua musica diventa tutta per lei. Se lei scompare alla vista la melodia cambia timbro e lo stesso se ricompare in un oblò. Tutta la composizione è registrata su un grammofono da un tizio di una casa produttrice  perché la musica di questo incredibile artista possa essere diffusa in tutto il mondo ma…non per il nostro Novecento! Non può pensare che la sua musica venga ascoltata da persone per cui lui non sta suonando direttamente. D’altra parte però vuole regalare il risultato della registrazione alla sua ispiratrice ma niente da fare…prima non ha il coraggio di parlarle mentre da sola sul ponte della nave ascolta il mare e la pioggia e alla fine la confusione prima dello sbarco a New York è troppa (la nave in questione fa la tratta di oceano che va dall’Italia agli Stati Uniti). Lui non ha la forza di scendere dalla sua casa nel mare e questo sarà per lui fonte di profonde riflessioni. Alla fine si riprenderà e continuerà a vivere come prima.

Ormai però il seme è stato piantato e un giorno, a tavola, con il suo migliore amico, Novecento dice di volere scendere a terra e poter ascoltare il mare da una collina come non ha mai potuto fare.

Ok..ora scende e va dalla ragazza, finale commovente e chi s’è visto s’è visto. No. Arrivato a metà della scaletta sospesa tra mare e terra il nostro Pianista sull’oceano rinuncia…torna indietro.

Perché?

Perché come si può andare in un posto di cui non si vede la fine? La città è senza fine, come si fa a ritrovare se stessi in un posto di cui la fine non si sa dove sia esattamente?? No, è troppo grande il tuo mondo, dirà il protagonista al trombettista, suo amico di sempre. Io con una tastiera fatta di 88 tasti faccio magie incredibili, ma sulla terra mi perderei nella sua vastità (questo il senso delle sue parole).

Alla fine Danny Boodman T.D. Lemon Novecento morirà insieme alla sua nave quando, dopo che per anni ha trasportato migliaia di emigranti europei, e in particolare italiani in america, verrà fatta saltare per aria.


Qui cito il discorso di Novecento su quello che noi chiamiamo terra:

Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine… la fine! Per cortesia, si potrebbe vedere la fine? Era tutto molto bello su quella scaletta, e io ero grande, con quel bel cappotto, facevo il mio figurone. E non avevo dubbi, che sarei sceso, non c’era problema… Non è quello che vidi che mi fermò Max, è quello che non vidi… puoi capirlo? Quello che non vidi… in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine… C’era tutto. Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello: la fine del mondo. Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano? I tasti finiscono! Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti loro. Tu sei infinito. E dentro quegli 88 tasti, la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere. Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti… Milioni e miliardi di tasti che non finiscono mai… E questa è la verità… che non finiscono mai. Quella tastiera è infinita. Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato. Quello è il pianoforte su cui suona Dio… Cristo, ma le vedevi le strade?! Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo: come fate voialtri laggiù a sceglierne una? A scegliere una donna… una casa… una terra che sia la vostra… un paesaggio da guardare… un modo di morire… Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è! Ma non avete paura voi di finire in mille pezzi solo a pensarla a quella enormità? Solo a pensarla… a viverla! Io ci sono nato su questa nave… e vedi anche qui il mondo passava… ma a non più di 2000 persone per volta. E di desideri ce n’erano! Ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita… Io ho imparato a vivere in questo modo. La terra, è una nave troppo grande per me… È… è una donna troppo bella… È un viaggio troppo lungo… È un profumo troppo forte… È una musica che non so suonare… Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita.

…wow…

Gli occhi di una ragazza,
il cinque di un amico,
ballare da solo al buio con la musica nelle orecchie,
prendere 9 senza studiare il pomeriggio ma la mattina in classe,
l’allenamento tirato sotto la pioggia,
300 metri in pista a velocità da “stop, favorisca patente e libretto”,
valentino rossi che la prima gara recupera e arriva secondo,
il film bello,
scoprirne ogni giorno una nuova……..

meno male che le cose speciali ci sono 🙂

volare087d

Leggere..

“Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. (Come il tempo per scrivere, d’ altronde, o il tempo per amare.)
Rubato a cosa?
Diciamo, al dovere di vivere.
È forse questa la ragione per cui la metropolitana – assennato simbolo del suddetto dovere – finisce per essere la più grande biblioteca del mondo.
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Se dovessimo considerare l’amore tenendo conto dei nostri impegni, chi ci si arrischierebbe? Chi ha tempo di essere innamorato? Eppure, si è mai visto un innamorato non avere tempo per amare?
Non ho mai avuto tempo di leggere, eppure nulla, mai, ha potuto impedirmi di finire un romanzo che mi piaceva.
La lettura non ha niente a che fare con l’organizzazione del tempo sociale. La lettura è, come l’amore, un modo di essere.”

Daniel Pennac, Come un romanzo

Motociclismo di maggio

motociclismomaggio2013

Ennesimo numero di motociclismo comprato, e per l’ennesima volta mi accorgo che leggere riviste non è il mio…mi rende molto di più un bel libro.

E allora che la compro a fare??..Bo, sarà il bello di scoprire ogni volta cosa c’è tra le pagine o la mia impossibilità di resistere all’immagine in copertina 🙂

Il difetto di questa rivista (e non solo) è che le cose sono piuttosto ripetitive: cambiano le moto, cambiano le mete dei viaggi ma io so che la rivista mi coinvolge davvero poche volte. Secondo me bisognerebbe aggiungere qualcosa di diverso ogni volta, qualcosa che nessuno si aspetta di trovare e che possa essere motivo di una curiosità maggiore (tipo la storia di una moto vecchia stra vecchia ma che ha viaggiato in lungo e in largo oppure il racconto personale della propria esperienza di motociclista di una persona a caso ecc.)….intanto io credo continuerò a comprarla sta benedetta rivista perché un mese è lungo e la voglia viene sempre.