Questo film è la storia di un personaggio assolutamente fuori dal comune. Trovato su una nave da un grosso, forte e tenero operaio nero quando era ancora neonato viene da lui cresciuto e iniziato alla lettura.
La sua vera passione sboccia presto, il pianoforte. Diventerà il migliore senza se e senza ma, arrivando a battere in una sfida all’ultimo tasto colui che doveva essere a sua volta il migliore e peraltro inventore del jazz.
La sua vera sfida? E’ tutta personale…Un giorno vede una ragazza mentre sta suonando (lui è in una stanza e lei di fuori, sul ponte) e la sua musica diventa tutta per lei. Se lei scompare alla vista la melodia cambia timbro e lo stesso se ricompare in un oblò. Tutta la composizione è registrata su un grammofono da un tizio di una casa produttrice perché la musica di questo incredibile artista possa essere diffusa in tutto il mondo ma…non per il nostro Novecento! Non può pensare che la sua musica venga ascoltata da persone per cui lui non sta suonando direttamente. D’altra parte però vuole regalare il risultato della registrazione alla sua ispiratrice ma niente da fare…prima non ha il coraggio di parlarle mentre da sola sul ponte della nave ascolta il mare e la pioggia e alla fine la confusione prima dello sbarco a New York è troppa (la nave in questione fa la tratta di oceano che va dall’Italia agli Stati Uniti). Lui non ha la forza di scendere dalla sua casa nel mare e questo sarà per lui fonte di profonde riflessioni. Alla fine si riprenderà e continuerà a vivere come prima.
Ormai però il seme è stato piantato e un giorno, a tavola, con il suo migliore amico, Novecento dice di volere scendere a terra e poter ascoltare il mare da una collina come non ha mai potuto fare.
Ok..ora scende e va dalla ragazza, finale commovente e chi s’è visto s’è visto. No. Arrivato a metà della scaletta sospesa tra mare e terra il nostro Pianista sull’oceano rinuncia…torna indietro.
Perché?
Perché come si può andare in un posto di cui non si vede la fine? La città è senza fine, come si fa a ritrovare se stessi in un posto di cui la fine non si sa dove sia esattamente?? No, è troppo grande il tuo mondo, dirà il protagonista al trombettista, suo amico di sempre. Io con una tastiera fatta di 88 tasti faccio magie incredibili, ma sulla terra mi perderei nella sua vastità (questo il senso delle sue parole).
Alla fine Danny Boodman T.D. Lemon Novecento morirà insieme alla sua nave quando, dopo che per anni ha trasportato migliaia di emigranti europei, e in particolare italiani in america, verrà fatta saltare per aria.
Qui cito il discorso di Novecento su quello che noi chiamiamo terra:
Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine… la fine! Per cortesia, si potrebbe vedere la fine? Era tutto molto bello su quella scaletta, e io ero grande, con quel bel cappotto, facevo il mio figurone. E non avevo dubbi, che sarei sceso, non c’era problema… Non è quello che vidi che mi fermò Max, è quello che non vidi… puoi capirlo? Quello che non vidi… in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine… C’era tutto. Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello: la fine del mondo. Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano? I tasti finiscono! Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti loro. Tu sei infinito. E dentro quegli 88 tasti, la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere. Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti… Milioni e miliardi di tasti che non finiscono mai… E questa è la verità… che non finiscono mai. Quella tastiera è infinita. Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato. Quello è il pianoforte su cui suona Dio… Cristo, ma le vedevi le strade?! Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo: come fate voialtri laggiù a sceglierne una? A scegliere una donna… una casa… una terra che sia la vostra… un paesaggio da guardare… un modo di morire… Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è! Ma non avete paura voi di finire in mille pezzi solo a pensarla a quella enormità? Solo a pensarla… a viverla! Io ci sono nato su questa nave… e vedi anche qui il mondo passava… ma a non più di 2000 persone per volta. E di desideri ce n’erano! Ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita… Io ho imparato a vivere in questo modo. La terra, è una nave troppo grande per me… È… è una donna troppo bella… È un viaggio troppo lungo… È un profumo troppo forte… È una musica che non so suonare… Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita.